In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’Informagiovani di Venaria ha organizzato due incontri a tema tenutisi il 6 e il 15 novembre presso il Centro Giovani “La Villetta”. Avendo coinvolto principalmente giovani uomini, le riflessioni sono state canalizzate sul peso della responsabilità maschile all’interno delle dinamiche di abuso che ogni giorno denigrano, umiliano e uccidono le donne.

In un contesto sociale che attraverso i media mette in risalto la figura dell’abusante, è invece fondamentale dare voce alle donne che quella violenza la subiscono ogni giorno. Per questo motivo, gli incontri si sono aperti con la lettura di quattro testimonianze condivise in forma anonima nel 2020, all’indomani della notizia sull’esistenza di alcuni gruppi Telegram in cui migliaia di iscritti si scambiavano foto di ragazze senza il loro consenso.

Nella metafora che descrive la violenza sulle donne come un iceberg di cui stupri e femminicidi sono solo la punta, la diffusione non consensuale di materiale (definita comunemente revenge porn) si trova ancora nella parte sommersa, insieme agli stereotipi di genere, al linguaggio sessista, al ricatto emotivo, allo sminuimento della voce femminile. Sono quei tipi di violenza che fatichiamo a riconoscere perché, essendo radicati nella nostra società in modo sottile, risultano invisibili. Il principio da comprendere, e che abbiamo cercato di sviscerare durante gli incontri di novembre, è la matrice comune tra le manifestazioni di violenza che non vediamo ma che in qualche modo ci sono più vicine e quelle che invece notiamo, grazie alla diffusione massiccia dei mezzi di comunicazione, e che percepiamo lontane da noi. Tale matrice è l’idea di possesso che permea la nostra società e che riguarda in primo luogo le donne: alla stessa stregua di violenze fisiche come molestie sessuali, stupri, botte e femminicidi, la diffusione non consensuale di materiale è una chiara manifestazione del potere maschile esercitato sulle donne.

La diffusione non consensuale di materiale è stata scelta come micro-tema degli incontri perché si trova al centro di un paradosso: se da un lato, verificandosi sul web, rischia di essere svalutata o di passare in sordina, dall’altro, proprio perché sistemi di messaggistica come Telegram e social media sono diventati parte integrante della nostra vita, diventa estremamente tangibile. Dopo aver ascoltato la voce delle donne attraverso le testimonianze scelte, ci si è posti delle domande che sono fondamentali per individuare comportamenti concreti che condannino e fermino la violenza. Ho mai rischiato di trovarmi nella posizione dell’abusante? Lo sono mai stato? Ho assistito a discriminazioni e violenze esercitate da parte di conoscenti, amici e parenti? Se sì, cosa ho fatto per farle notare e condannarle? Ho prestato attenzione ai racconti di violenza subita dalle donne che mi circondano? Ho mai sminuito la loro esperienza?

Porsi queste domande, che trovate esposte sui manifesti che seguono, significa mettersi in discussione, decostruire la propria identità e saper riconoscere, anche in sé stessi, le diverse manifestazioni della maschilità tossica. Solo in questo modo sarà possibile rendersi conto della propria responsabilità all’interno di dinamiche violente.

Guarda le iniziative degli anni precedenti:

25 novembre 2022 👠